Dieci buoni motivi per scendere in piazza in difesa della famiglia.
1. Perché vogliamo testimoniare la gioia di essere famiglia
Il Family Day avrà il volto della famiglia italiana: gioioso, allegro, ma anche serio e impegnato. Sarà il volto di chi crede nell’amore coniugale come garanzia di benessere individuale e della società intera.
Chi andrà in piazza sarà la punta di quei milioni di famiglie impegnate a vivere rapporti di stabilità, fedeltà, continuità, fecondità, reciprocità. Una rete virtuosa – e sorridente – che è motivo di speranza e di ricchezza per la società intera.
2. Perché la famiglia sia incoraggiata sul piano politico e culturale
La famiglia ha meritato e tuttora merita tutela giuridica pubblica, proprio in quanto cellula naturale della società e nucleo originario che custodisce le radici più profonde della nostra comune umanità e che forma alla responsabilità sociale. A partire da queste premesse antropologiche, promuovere la famiglia fondata sul matrimonio è compito primario per i legislatori, come previsto dagli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione. Per questo è giusto sollecitare il governo e il Parlamento affinché attivino da subito un progetto organico e incisivo di politiche sociali in favore della famiglia: per rispetto dei principi costituzionali, per prevenire e contrastare dinamiche di disgregazione sociale, per promuovere il bene comune.
3. Perché vogliamo un fisco “amico”
Il costo per il mantenimento dei figli non viene riconosciuto in alcun modo dal fisco. Chiediamo un sistema di tassazione che tenga conto del compito essenziale svolto dalla famiglia, cioè l’accudimento e l’educazione dei figli. Le detrazioni fiscali che hanno sostituito le deduzioni non sono ancora sufficienti, anche sommando gli assegni familiari quando previsti. Il sistema impositivo basato sui redditi individuali, così come è oggi, non agevola la famiglia. Inoltre le coppie di fatto possono evitare il cumulo dei redditi e in alcuni casi accedere con più facilità a servizi pubblici. Ci sono poi molti interventi che sarebbero necessari per eliminare le iniquità, ad esempio sul fronte delle tariffe di acqua, luce e gas, che penalizzano le famiglie numerose rispetto ai single o alle coppie senza figli.
4. Perché chi fa figli non sia penalizzato ma sostenuto
La genitorialità nel nostro Paese non è un valore riconosciuto: basti pensare alle enormi difficoltà delle madri nel conciliare una normale vita lavorativa con l’impegno familiare. I servizi per la prima infanzia non soddisfano la domanda, gli asili nido sono pochi e costano molto. La conseguenza è che le famiglie rinunciano a mettere al mondo il secondo o il terzo figlio, pur desiderandolo. Occorre una decisa politica a favore della natalità, che non si può certo esaurire nel bonus-bebé elargito una tantum. Del resto la spesa pubblica a favore della famiglia in Italia è meno della metà rispetto alla media europea.
5. Perché abbiamo a cuore il futuro del Paese
Anche in Italia la famiglia risente della crisi dell’Occidente, con una netta diminuzione dei matrimoni e un aumento delle separazioni, e le sue difficoltà incidono sul benessere della società. Numerosi studi, condotti soprattutto in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, concordano sul fatto che laddove è maggiore la disgregazione familiare si registrano anche tassi maggiori di disagio giovanile. Dunque una famiglia unita e solida resta la principale risorsa per il futuro di una società e di un Paese. Quando la famiglia è sana, garantisce la continuità e la cura delle generazioni, offre modelli di comportamento e “alleva” cittadini responsabili. È quindi interesse della società e dello Stato che la famiglia sia solida e cresca nel modo più equilibrato possibile.
6. Perché vogliamo difendere la famiglia dagli attacchi
Se si attribuiscono alle unioni basate sull’affetto prerogative analoghe a quelle riconosciute ai coniugi si reca un danno oggettivo alle famiglie e si svilisce il vincolo matrimoniale, discriminati da norme come quelle sui Dico sarebbero proprio i coniugi. Costoro hanno ottenuto alcuni importanti diritti perché hanno assunto impegni precisi e vincolanti nel matrimonio stesso. Se altre coppie ottengono gli stessi (o quasi) diritti senza assumersi i medesimi doveri, anche i coniugi ne usufruirebbero per il solo fatto di coabitare con affetto, e non più perché si sposano. Dunque, il matrimonio in quanto tale sarebbe inutile o addirittura controproducente. Conferendo diritti e privilegi ai conviventi non si tolgono diritti e privilegi ai coniugi, ma si toglie di fatto ai diritti e ai privilegi dei coniugi il motivo per cui esistevano, cioè l’istituto del patto matrimoniale.
7. Perché vogliamo dire parole chiare ai giovani
Le leggi hanno anche un carattere pedagogico, recano in sé un messaggio sociale, finiscono per costituire un modello culturale socialmente riconosciuto e contribuiscono perciò a modificare i comportamenti sociali. Se si creano istituti di simil-matrimonio si diffonde l’idea che la società riconosce e “premia” con le stesse (o quasi) prerogative differenti livelli d’impegno. Si disincentivano in particolare i giovani – che sempre più spesso “provano” la convivenza prima di sposarsi – ad assumersi impegni più definitivi e stabili.
8. Perché siamo contro tutte le discriminazioni
Non abbiamo né sentimenti omofobi né intendiamo penalizzare alcuno. Al contrario, siamo convinti che si possa e si debba dare una corretta risposta ai bisogni individuali delle persone e dei conviventi facendo ricorso agli strumenti che già oggi il diritto privato mette a disposizione. Ad esempio attraverso il testamento per l’eredità, le polizze private per la pensione, la co-intestazione della casa o del contratto d’affitto. E poi ci sono i cosiddetti “Contratti di convivenza” che i partner possono stringere per definire alcuni aspetti della loro convivenza: dalla suddivisione delle spese alla creazione di un fondo comune da spartire in caso di rottura del rapporto. Infine una procura per poter rappresentare il compagno in caso di grave malattia o invalidità.
9. Perché rifiutiamo le etichette e le strumentalizzazioni
Laici o cattolici, credenti o non credenti: non è la fede l’elemento caratterizzante della manifestazione, così come non lo sono le convinzioni e le appartenenze politiche di ciascuno. Ci ritroviamo in piazza per promuovere un’idea di famiglia, di stabilità, di coesione e di impegno che è profondamente umana. E il ritrovarci a San Giovanni servirà anche a fare “piazza pulita” delle strumentalizzazioni di chi, preso in contropiede, ha tentato di ridurre un appuntamento significativo della società civile a manifestazione meramente politica o peggio ha tentato di delegittimare come “razzista” una manifestazione che invece vuole includere ed è orientata al bene comune.
10. Perché così da domenica non ci saranno più scuse
Le famiglie avranno ritrovato e fatto sentire la propria voce. Senza arroganza certo, ma con chiarezza. Spetterà alla politica, con altrettanta trasparenza, assumersi la responsabilità di confrontarsi e rispondere alle richieste concrete che verranno avanzate.